Dela e Nazir scoprono il mare – 1° classificato 2003

Dela e Nazir scoprono il mare – 1° classificato 2003

di Giovanna Tabacchiera

(nel 1995, a Sarajevo, in uno dei viaggi a scopo umanitario nella ex Jugoslavia, l’incontro con Dela, che oggi ha ventisei anni e fa l’insegnante)

Dice Dela che erano giorni che camminavano, lei e suo fratello. Prima i sentieri sulle montagne, poi i campi di mais, infine la strada, la più battuta, la più pericolosa. Quando non si poteva tagliare per i campi, l’asfalto era l’unica soluzione. A volte era facile, anche se qualcuno, per contropartita, metteva la mano sotto il suo vestito. A volte più difficile, come quando un branco di militari ubriachi, mitra in mano, incitarono suo fratello a fucilare un prigioniero.

Dice Dela che ci sono viaggi che si fanno per disperazione. Viaggi che non hanno prenotazione, né date di alta o bassa stagione. A quel tempo Dela aveva sedici anni, suo fratello Nezir sei.
Quando fuggirono dalla loro terra non sapevano dove andare. Poi a lei venne in mente una specie di parente, lontano, l’unico rimasto. L’aveva studiato anche a scuola, sul libro di scienze, che tutti provenivano da lì. Uno zio sconosciuto, in fondo da andare a trovare: il mare.

Dice Dela che una mattina venne svegliata dalle grida di Nezir: “I carri armati! Passano i carri armati laggiù!” Subito dopo loro avanzano carponi su un pendio di sabbia e di sterpaglie, a ridosso del quale avevano trovato riparo la sera precedente. Il rumore era potente, ma dolce e profondo. Un fragore di secoli e sale, sembrava il motore del mondo. Dice Dela che quando lo videro rimasero increduli e rigidi come due gatti abbagliati dai fari. Davanti a loro c’era il mare, immenso come un cielo ribaltato, e con certe onde che sotto tutta quella schiuma sembravano nascondere le ruote. Era bello il mare. Ruggiva e saltava come un animale d’acqua incatenato all’orizzonte. Non avevano mai visto nulla di simile, nemmeno al circo o quando veniva il Luna Park.

Dice Dela che suo fratello faceva domande strane, tipo come la tivù potesse contenere tutta quell’acqua, quando dava il mare, senza perderne nemmeno una goccia. Lei invece pensava a quel mucchio d’acqua viva, come a quello strano zio di cui potersi fidare. Pensava a quel viaggio senza souvenir, né foto, giunto alla fine; a quel viaggio che da necessità si era trasformato in sogno. Il mare teneva lontana la guerra. Di questo lei ne era certa. Se avesse potuto l’avrebbe arrotolato e portato ai confini della sua terra.

Ride Dela perché quando ci entrarono dentro, tenendosi per mano, non si accorsero che ai piedi avevano ancora le scarpe.

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