L’INCORONAZIONE DI RE SIHAMONI

L’INCORONAZIONE DI RE SIHAMONI

di Renato Ganeo

Di solito non scrivo di cronaca, ma è accaduto che, trovandomi per impegni professionali in Cambogia, fossi a Phnom Penh, la capitale, proprio il giorno dell’incoronazione del nuovo re, a fine ottobre. L’esotismo del luogo e l’eccezionalità dell’evento mi hanno indotto ad assistervi ed a raccontarne. Trentadue gradi all’ombra, umidità sopra il novantapercento, il monsone d’estate con le sue pioggie se n’è appena andato ed il livello dell’acqua nel Tonlè Sap è cresciuto di otto metri, sfiora il bordo dell’argine e porta via tutta la sporcizia accumulata nei mesi estivi. La grande piazza davanti al palazzo reale ed alla pagoda d’argento è un formicaio di gente, spiccano le divise degli studenti, pantaloni o lunga gonna blu e camicia bianca.

Più avanti il Sisowath Quay, comunemente chiamato il Riverside (il lungofiume), che qualcuno ha definito “tra i più spettacolari colpi d’occhio di tutta l’Asia” con la sua lunga teoria di bandiere al vento, due strisce orizzontali blu ed una rossa centrale su cui campeggia la sagoma bianca di Angkor Wat, tempio e simbolo della religione e cultura khmer. Sullo sfondo le cupole dell’hotel Cambodiana, con il casinò collocato dentro una vecchia nave ancorata sul Mekong. Sono tre i fiumi che si incontrano qui davanti, il Tonlè Sap e il Bassac, il primo porta. l’altro prende acqua dal Mekong e tutto attorno Phnom Penh, la vecchia “Parigi d’Asia” dei colonizzatori francesi, incantevole ed angosciante al tempo stesso, miseria e ricchezza ostentata, ma è la miseria quella che balza all’occhio, i bambini prima di tutto, seminudi, sporchi, stracciati, quando le mine antiuomo non hanno fatto di peggio. Ne esplodono circa 300 al mese, pare ve ne siano 12 milioni sparse dappertutto, non finiranno mai, anche perchè sono leggerissime, con le inondazioni fluviali si spostano continuamente e non si può sapere dove vanno a fermarsi.

Sulla tribuna alti ufficiali in uniforme bianca e oro, signore in “sarong” o vestite all’occidentale, un reggimento misto di tutte le armi rende gli onori militari, al centro, sul palco d’onore il vecchio re Sihanouk, ottantaduenne, malato, ha deciso (o gli è stato consigliato) di abdicare, la regina Monineath ed il “giovane” re Sihamoni, 51 anni, designato da un gruppo ristretto di saggi a subentrare al padre. Secondogenito, già ambasciatore all’Ocse, viveva a Parigi da oltre 10 anni, appassionato di arte, di letteratura, di danza, scapolo, chiacchierato, molto, forse perchè ad un re di 51 anni tutti vedrebbero bene una regina a fianco, invece no. La Cambogia è una di quelle monarchie costituzionali dove “il sovrano regna ma non governa”, come in Inghilterra, lo dice l’articolo 7 della costituzione, ribadito dal 17 che recita “l’articolo 7 non potrà mai essere modificato”. Il trono non si eredita automaticamente, è un consiglio di saggi che nomina il nuovo re, verosimilmente all’interno della famiglia reale e, in questo caso, nel rispetto dei suggerimenti del vecchio re, d’altra parte non è che la Cambogia abbia lunga storia al riguardo, stavolta è andata così, re Sihanouk ha indicato il secondogenito Sihamoni.

Il nuovo re si alza, parla alla sua gente, in sostanza dice che il bene del popolo sarà la sua prima preoccupazione, che non rimarrà chiuso in una torre d’avorio, ma sarà sempre in giro per capire i problemi e che si considera il servitore della nazione; conclude annunciando di avere concesso l’amnistia a 88 detenuti. Alla fine dalla folla si alza un urlo “Kampuchea!” (Cambogia!) e tutti applaudono, anche quelli sull’altra sponda del Tonlè Sap, quelli che vivono sulle palafitte, con i bambini che si tuffano nudi a pescare qualche pesce, quelli che, secondo i dati delle organizzazioni internazionali, vivono con meno di un dollaro al giorno, ma in realtà non hanno mai visto neppure quello. Crudeltà della statistica, magari ci fosse mezzo pollo a testa!

In cielo si alzano aquiloni multicolori, da minuscole gabbiette vengono liberati uccellini, portano fortuna, dicono. I dignitari si ritirano, il reggimento marcia a passo di parata verso le caserme, davanti a tutti i marinai, con le uniformi stile rivoluzione russa, con i due lunghi nastri blu dietro il berretto, mi fanno ricordare la corazzata Potemkin. La festa passa di mano, se ne impadronisce la popolazione ed è festa fino a notte, quando il cielo è squarciato da uno spettacolo di fuochi d’artificio. Mi ci tuffo anch’io, fermo un moto e mi siedo dietro, qui non ci sono taxi. “Take me around for two dollars” (portami in giro per due dollari) dico al ragazzo che guida, forse non ha capito, ma ha visto i due dollari e so che il giro sarà lungo. Lo pago dopo però.

La mattina seguente, su un quotidiano locale in lingua inglese, leggo che ad una vecchietta è stato chiesto che cosa si attende dal nuovo re, la nonnina ha risposto “che non mi faccia più patire la fame”. Questo è il problema, il resto può aspettare. Lunga vita a re Sihamoni!

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