L’isola di Quorina

L’isola di Quorina

di Francesco Cabras

Al tempo in cui il popolo delle donne e degli uomini abitava solo il pianeta terra, si raccontava una storia che a tutt’oggi, persino qui, in questo avamposto nebuloso del nuovo universo virtuante, ancora si ricorda. Dunque dunque, accadeva che in quella vorticosa epoca di cambiamenti attesi e pomposamente annunciati dall’avvento e dalla successiva consunzione del terzo millennio, alcune persone, in ogni parte del mondo, improvvisamente non fossero più in grado di produrre quorina. La quorina, fu scoperto proprio in quegli anni, è l’ormone, la sostanza fisiologica responsabile dell’istinto del bacio. L’epidemia assumeva, giorno dopo giorno, dimensioni sempre più estese tanto che quasi nessuno, a un certo momento, si ricordò più quella particolare funzione delle labbra.
La gente era presa dall’organizzazione accurata e trionfale del proprio futuro e dalla liquidazione insofferente del proprio passato. Si trattava dell’inizio di un secolo e ogni bocca era occupata da ben altre funzioni.
C’erano bocche gonfie di parole, pronte ad accogliere la Nuova Era con discorsi di benvenuto per vagheggiati visitatori portati dallo spazio.
E anche bocche contrite, labbra strette in piccoli crampi di devozione: sarebbe presto arrivato l’ennesimo anno santo straordinario.
Lingue sempre asciutte saettavano spingendo con determinazione solide masse d’aria sonora che ricadevano sulle platee infervorate dai retori: nuove amministrazioni e nuove realtà politiche pronte per il secolo neonato.
Palati burrosi e infiammati dalle quantità ingerite di ogni commestibile, perché, si diceva, entro il duemilaedodici ci sarebbe stata forse la fine del mondo.
E ancora, labbra screpolate e dilatate dalle frustate di riso incontrollato che si consumavano nei cinema e davanti alla televisione, in compagnia di attori e presentatori dalle bocche ancora più sfibrate e dalle palpebre inchiodate alle tempie come pelli di tamburo.
Ma soprattutto mascelle paralizzate, palati vizzi e denti incastrati tra loro dal freddo e dalla fame.
Insomma le attività erano varie ma nessuno pareva ricordarsi di baciare nessuno.
Accadeva però che, galleggiante in quel pianetino, un’isola ancora inesplorata ospitasse i due ultimi discendenti di una tribù così primitiva secondo la scala evolutiva, ma così antica e semplice che non aveva ancora elaborato un linguaggio fatto di suoni e parole. Loro comunicavano solo con i baci e ciò aveva fatto si che fossero atti a produrre quorina in grandi quantità.
Rimasti in due su quello scoglio, dorso fossile di balena dalle parti del Golfo del Bengala, l’uomo e la donna capirono che se fossero rimasti lì per sempre tutta la loro storia e la loro memoria sarebbero scomparse con loro. Allora un giorno si guardarono in silenzio, piansero senza versare una lacrima, si baciarono per l’ultima volta e partirono a bordo di due canoe verso direzioni opposte.
Dopo lunghi giorni di navigazione approdarono sulla terraferma di due diversi continenti dove nessuno li aveva visti mai.
Per comunicare con gli altri si trovarono a usare l’unico mezzo che conoscevano e così iniziarono a baciare tutti coloro che incontravano.
Baci sfiorati, baci lanciati con la mano, soffiati, accennati o vorticosi, tumidi di saliva, o appena umidi di commozione. Lingue e labbra, labbra e lingue, oppure solo labbra schioccanti, labbra protese e piene, saltellanti come zampette di coniglio. Non avevano problemi di alfabeto: c’era il bacio della scimmia, e quello della pioggia, il bacio corallo e il bacio gabbiano. E poi il bacio serpente e il bacio sabbia. E moltissimi altri, tanto che gli sconcertati destinatari di quel bizzarro idioma avevano reazioni molto diverse. Ma intanto, attraverso tutti quei contatti gravidi di succhi fisiologici, la quorina aveva ripreso a diffondersi tra la gente dei luoghi dove l’uomo e la donna giungevano. Avevano voglia di comunicare con tutti, essendo stati soli gran parte della vita, così non importava loro di essere spesso additati, scacciati o rinchiusi. Viaggiavano continuamente, ognuno da un lato opposto del pianetino, cambiando paesi, città e campagne.
E fu proprio così che una buona parte del popolo degli uomini e delle donne ricominciò a baciarsi.
La donna e l’uomo erano sempre in cammino ma se dietro i loro passi restavano tanti amici erano sempre di più anche quelli che non sopportavano un aspetto e un comportamento così differente dal loro. Furono presi e, allora nascevano le prime colonie interstellari, rinchiusi in due razzi che vennero spediti oltre la costellazione di North Sentinel.
Da allora si dice che l’uomo e la donna continuino il loro viaggio, di satellite in satellite, di sole in sole, poiché un altro pianetino galleggiante nello spazio infinito non sembra loro così diverso dall’isoletta in cui erano nati.
Ed è per questo che ancora oggi si dice che se mai una donna o un uomo che venga da lontano, che abbia un aspetto insolito e che non parli come te, incrociasse la tua strada, non bisogna allontanarlo nè averne paura, perché potrebbe insegnarti a baciare.

Bio F. Cabras
Francesco Cabras è nato a Roma, attualmente oltre a scrivere e a continuare l’attività di fotografo si dedica principalmente alla regia e alla produzione di documentari, videoclip musicali, film e videoarte. Ha viaggiato e vissuto per lunghi periodi fuori dall’Italia (Birmania, India, Bangladesh, Malesia, Indonesia, Turchia, Sri Lanka, Thailandia, Singapore, Pakistan, Nepal, Honduras, Cile, Marocco, Iraq, Giordania, Israele, Palestina, Egitto, Stati Uniti) collaborando come giornalista e fotografo free lance con molti giornali italiani (Avvenimenti, Airone, King, D-Donna, L’Europeo, Liberal, Sandokan, Gioia, Il Manifesto, Viaggi di Repubblica, Panorama, Isole, Nuova Ecologia, Smemoranda, Playmen, Jonathan, Famiglia Cristiana, Diario, Première, Il Venerdì di Repubblica, Rock Magazine, Tutti Frutti, Music, Nouvelle Age, Trend). E’ autore di copertine di cd (Sergio Cammariere, Nada, Al di Meola, Giorgio Conte, Andrea Parodi, Luca Madonia, Kay Mc Carthy, Francesca Schiavo, Enrico Sognato, Guillermo Anderson, Chakra, Guernica, Khaos ecc..). Nel 1996 realizza come fotografo la campagna pro aiuti per l’Iraq dell’ONG “Un Ponte per Baghdad”. Nel 1997 è autore di ‘Facce’ una mostra-multivisione di ritratti ripresi in varie zone del mondo che rimane per un mese al “Goa” di Roma. Del 2006 è la sua partecipazione alla collettiva di ‘Massagrigia’ presso la galleria Brancaleone di Roma. E’ stato il primo giornalista italiano a incontrare il premio Nobel per la pace birmano e detenuta politica Aung San Suu Kyi per un’intervista personale durante i suoi arresti domiciliari. E’ stato membro direttivo di RAM, associazione non governativa che si occupano degli effetti del turismo di massa nei paesi in via di sviluppo e di turismo responsabile. E’ coautore di guide di viaggio su India, Amsterdam e una sulla Birmania di Turismo Sostenibile. Ha fatto parte della giuria 1998 del Premio di Letteratura di Viaggio ‘L’Albatros’, presieduta da Stanislao Nievo. Come regista, autore, direttore della fotografia e produttore ha realizzato insieme ad Alberto Molinari documentari e videoclip vincitori di numerosi premi internazionali. Tra i documentari lungometraggi, ‘The Big Question’, prodotto originariamente da Mel Gibson e uscito nei cinema statunitensi nel marzo 2006 e in Italia con Rarovideo nel febbraio 2007. Tra i videoclip, Max Gazzè, Caparezza, Sergio Cammariere e Giorgia. Francesco Cabras è laureato in Psicologia, ha lavorato anche come guida di viaggi e come docente. E’ autore di testi di canzoni tra cui la hit ‘Tre Parole’. E’ attivo anche come interprete, vince il ‘Sacher d’Oro’ 1997 come migliore attore protagonista e prende parte a produzioni internazionali (‘The Passion of the Christ’ di Mel Gibson, ‘Captain Corelli’s Mandolin’ di John Madden, ‘Equilibrium’ di Kurt Wimmer, ‘The Oscure Brother’ di Linda di Franco).
LINKS per Francesco Cabras www.nital.it www.gangafilm.com www.imdb.com www.massagrigia.com

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