Un bagaglio Zen

Un bagaglio Zen

di Alice Bresciani

Al cadere della prima goccia la mia vicina lancia un urlo di terrore. Apro l’ombrello per ripararla mentre gli altri passeggeri osservano la scena a bocca aperta: non capita spesso di dover aprire un ombrello in treno.
Tutto é cominciato la sera prima alla stazione di Shanghai mentre sono in attesa del treno per Xian. Per ammirare l’esercito di terracotta sto per affrontare 12 ore di treno rannicchiata su un sedile. Non sono allarmata ed al contario mi pregusto il tragitto. Guardare fuori dal finestrino offre qualcosa di unico: una sequenza di immagini, veloci ma che lasciano dentro emozioni indelebili.
Tuttavia, una prima occhiata allo scompartimento mi suggerisce che saranno le 12 ore piú lunghe della mia vita. É talmente strapieno che ci sono anime in piedi, appollaiate sui bracciali dei sedili. Inoltre essendo l’unico esemplare occidentale a bordo, ho addosso, scomodo quanto un vestito di alcune taglia piú piccolo, lo sguardo incredulo e meravigliato di tutto il treno.
Appena il treno parte tutti i passeggeri, come un unico organismo vivente, estraggono prelibatezze locali dai bagagli: maiale fritto, spiedini di larve e meduse alla salsa di soya. Un odore forte e denso intasa l’aria ed i miei polmoni. Uno dei ragazzi seduti davanti a me, vedendo la mia sofferente espressione, mi sorride e scambiando il sacchetto dove tengo i miei viveri per una spazzatura collettiva ci fa piovere dentro i suoi avanzi.
Con il dito gli faccio un segno di divieto. Come risposta il giovane uomo emette un rutto di alta magnitudo e mi sorride affabile.
Fisso il mio sguardo fuori dal finestrino: la campagna cinese é ricoperta da una leggera bruma che accompagna l’arrivo della notte. Il treno rallenta ed un villaggio appare in lontananza, poi un altro ed un altro ancora.
Mi assopisco cullata dalla velocitá, finché un grido proveniente dall’ estremitá dello scompartimento mi sveglia di colpo.
Non faccio in tempo a capire cosa stia succedendo che un rivolo di colore sospetto
viaggia indomito sul pavimento.
Il tubo dell’unico bagno a disposizione é scoppiato, rilasciando un fiume di ‘oggetti personali.’
Tuttavia al primo grido non ne seguono altri ed i passeggeri ritornano nel giro di pochi minuti alla vita di treno. Tento di salvare il mio zaino dall’inondazione, comprimendolo sopra la testa della mia vicina, ma é troppo tardi. Ora é lei a strillare.
Apro l’ombrello sorridendo affabile. Quando si viaggia torna sempre utile avere con sé un bagaglio di pazienza zen.

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