Un sorriso in viaggio

Un sorriso in viaggio

di Eliana Corrado

Gli occhiali scuri nascondevano lo sguardo, i capelli dicevano di ore insonni, le cuffie tappavano le orecchie troppo piene di rumori e grida e voci.
L’immagine di me che vedevo riflessa nel vetro del finestrino raccontava di un io che non riconoscevo, i bagagli sulla mensola parlavano di un viaggio.
Probabilmente la tipa che mi sedeva di fronte e che mi guardava facendo finta di non farlo stava pensando che ero di rientro da un bel viaggio, magari reduce da notti folli e da amori non consumati ma solo assaporati.
Mi specchiai di nuovo nel finestrino: effettivamente avevo l’aria di chi ha trascorso molte ore in viaggio, davanti al tabellone di diverse stazioni in attesa che fosse indicato il binario dal quale tutto avrebbe avuto inizio con la partenza del treno, con una valigia che, chissà perché, per gli altri è quasi sempre sinonimo di vacanza. In mano, il biglietto su cui era scritta la destinazione del viaggio… ma qual era la mia destinazione, dov’è che stavo andando o,meglio, da dove cominciava il mio viaggio?
Che ne dici, mia cara compagna di scompartimento che mi scruti mentre fai finta di leggere, vengo da Roma o da Milano?
Scorrevo i brani nel lettore MP3 senza che nemmeno li ascoltassi, come non sentivo i pensieri che pure si
inseguivano nella mia testa, ma in realtà non c’era nessun brano salvato sul lettore, troppi i ricordi registrati nella mia memoria; le mie valigie erano piene, vuota era la mia vita.
Quella era prima volta nella mia vita che prendevo un treno. Se la donna che mi stava di fronte mi avesse guardato bene avrebbe notato che avevo la barba fatta di fresco e avrebbe visto l’insicurezza del mio essere nelle unghie mangiucchiate, non avevo un giornale con me, né un libro, ma righe e pagine e parole segnate sul mio cuore; i miei abiti erano puliti e stirati, sgualciti i miei sentimenti.
Signora la prego mi dica lei chi sono e dove sto andando con questo treno, la scongiuro signora mi parli e mi
distolga con le sue chiacchiere dalle mie solitudini, dai miei pensieri che inseguono pensieri, rincorrono parole non dette ed inciampano in carezze non date. Signora la scongiuro…
La donna restava in silenzio.
Io chiusi gli occhi. Sentivo il rumore delle pagine che la donna girava in maniera troppo veloce per essere lette… poi… Drin Drin… acqua, caffè caldo, te, biscotti…«Ecco, un caffè è proprio quello che mi ci vuole».
Aprii gli occhi. La donna che mi sedeva di fronte mi stava sorridendo: «Che ne dice, mi fa compagnia?»
Un sorriso. A volte basta questo a far cambiare il destino a un viaggio.

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