Premio Chatwin

English EN French FR Italian IT

“La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada.
La vita stessa è un viaggio da fare a piedi”.
Bruce Chatwin

Nasce a Sheffield il 13 Maggio del 1940.
Figlio di un ufficiale di marina, Bruce ricorda la sua infanzia come un continuo vagabondare da una parte all’altra dell’Inghilterra insieme alla madre da cui diceva aver ereditato l’irrequietezza.
Al nonno invece lo scrittore riconosce il merito di avergli trasmesso la voglia e la passione per il camminare.
Spinto dalla sua famiglia comincia a studiare Architettura ma presto lascia l’Università.

A soli diciotto anni inizia a lavorare presso la prestigiosa casa d’aste di Londra Sotheby’s come catalogatore.
E’ proprio in questo ruolo che Chatwin grazie al suo occhio infallibile, al suo gusto e ai numerosi incontri con artisti, diventa uno dei più importanti e ricercati esperti d’arte. E’ in questi anni che si innamora della scultura Africana e della ceramica Cinese. Sempre alla Sotheby’s Bruce incontra Elizabeth, americana di New York con la quale si sposa nel 1965.

L’anno successivo con una scelta coraggiosa Chatwin si dimette da Sotheby’s e si trasferisce ad Edimburgo per seguire un corso di laurea in Archeologia. A metà del corso lascia gli studi e inizia a collaborare come giornalista al “Sunday Times Magazine”. E’ proprio in questi anni che la sua passione per il viaggio trova maggiore realizzazione. Lunghi periodi trascorsi in AfghanistanAfricaRussiaPerù ed Europa alimentano il suo nomadismo culturale e geografico. Nel 1974 compie il suo primo viaggio in Patagonia.

Nel ’77, al ritono dal viaggio in Patagonia e profondamente segnato da questa esperienza, pubblica proprio “In Patagonia”, un libro evento considerato un vero e proprio capolavoro letterario, definito “il più originale libro di viaggi di questi ultimi tempi”. Il romanzo lo catapulta nell’olimpo dei grandi scrittori. Chatwin mescola nel suo libro elementi letterari differenti quali la riflessione interiore, l’analisi etnografica e il diario di viaggio, creando una miscela straordinaria e affascinante.

Il suo è un nuovo modo di scrivere dove raccontofantasiabiografia
storiaantropologia e fiction si amalgamano. Il susseguirsi di capolavori è impressionante. Del 1980 è “Il vicerè di Ouidah” del 1982 “Sulla Collina Nera” del 1985 “Ritorno in Patagonia” del 1987 “Le vie dei canti” del 1988 “Utz”. Chatwin muore a Nizza nel 1989. Dopo la sua morte sono stati pubblicati altri tre suoi volumi: “Che ci faccio qui?” del 1989, “L’occhio assoluto” del 1993 e “Anatomia dell’irrequietezza” del 1996.

I suoi libri sono un elogio del viaggio e dello spostamento continuo dove lui, come ha scritto la sua biografa Susannah Clapp è un viaggiatore, un cantastorie, un dilettante di genio con la passione dell’insolito. E’ lo stesso Bruce a distinguere gli scrittori in due categorie: gli “stanziali” e gli “itineranti” inserendosi a pieno titolo in questi ultimi: “Ci sono quelli come me” – dice Chatwin – “che sono paralizzati dal domicilio, quelli per cui il domicilio fa tutt’uno con il proverbiale blocco dello scrittore”.

La moglie Elisabeth, madrina del Premio, dice di lui:
“Bruce era troppe cose ed una vita sola non poteva bastargli.”

Un altro straordinario aspetto del lavoro di Chatwin è la fotografia: molte sono state le mostre tenutesi durante l’edizione del Premio Chatwin del 2006, in ricordo della grande attività svolta dallo scrittore anche su questo versante. Nei suoi scatti ci sono tutti i luoghi che hanno ispirato i suoi libri e i suoi personaggi.

Foto di Eugenio Turri

I suoi luoghi sono immersi in spazi enormi e in silenzi che emergono assordanti. Il suo lavoro ha ispirato e guida tuttora migliaia di narratori e viaggiatori che, lasciandosi alle spalle la loro vita, intraprendono a piedi le strade del mondo.

Segui le nostre Pagine

error: I contenuti sono protetti da copyright