Santiago

Santiago

di Vincenza Guadagni

Biarritz profuma di fiori e io a Santiago non ho alcuna intenzione di arrivarci. Nella mia vita non sono
ammesse pause, le riflessioni si fanno di notte, mentre tutti dormono. Faccio parte di quella categoria di
persone che per sopravvivere ha bisogno di svegliarsi sempre alla stessa ora. Lavarsi i denti, vestirsi,
sistemarsi i capelli, camminare verso un luogo affollato e passo dopo passo, consumare il tempo a
chiedersi, perché? La punta del piede tocca l'asfalto, poi la pianta e infine il tallone poggia a terra e poi si
ricomincia. Tutti i giorni. Figlia di genitori stakanovisti, usciti direttamente da educazione siberiana a Napoli,
ho sempre pensato di non potermi concedere neanche una tregua. Eppure, dentro di me l’ho sempre
saputo, sperato di poter trovare qualcosa. Altrove. Il mio altrove si trova nel terriccio che sto calpestando,
adesso, in questo profumo di pace. Sono seduta a gambe incrociate in mezzo all’erba. Un uccello gigante
vola sopra di me, ha la coda di un pesce. Sono in estasi, una coppia di canadesi mi chiede se sto bene. Ho
camminato per 10 km, ho i piedi screpolati, non ho ancora vesciche, sto bene. Sono sui Pirenei, sono partita
da Saint-Jean Pied de Port stamattina. Ho tutto il tempo del mondo, mi sento finalmente libera. Ho dato le
dimissioni. Milano, freddo, riunione per gli obiettivi dell’anno nuovo. -Zero obiettivi, io mollo. Torno a casa,
ho bisogno di riflettere, di giorno. Per mia madre ho fallito, per mio padre sono impazzita. Secondo il mio
punto di vista ho semplicemente trovato il coraggio di ritornare a casa. Casa mia è una prigione. La
sensazione che avevo a Milano, quella di essere una gallina in un allevamento intensivo, ha lasciato spazio a
quella di essere una sedicenne in crisi a trenta anni. Ho preso una decisione, io domani mattina mi alzo e
cammino. Il giorno successivo ho camminato fino alla stazione della mia città, ho preso un treno, poi ho
camminato fino all’aeroporto e poi verso un’altra stazione, passo dopo passo tutto ha incominciato ad
avere di nuovo senso. E adesso sto camminando attraverso i Pirenei, dalla Francia verso la Spagna. Questa
catena montuosa segna un confine immaginario tra due stati, un passo e mangi pain au chocolat e il passo
dopo invece tortilla a colazione. Noi in Italia mangiamo solo cornetti. L’aria è fresca siamo in settembre, il
cielo è limpido. Io sono ancora seduta, in silenzio, il vero silenzio, guardo l’orizzonte. L’uccello con la coda di
pesce è ancora sopra di me, plana appoggiandosi alla un corrente. Io non penso più a niente. Sono erba,
sono uccello, sono vento, sono carne appoggiata sulla montagna. I miei occhi sono bagnati. Sono di un
verde inzuppato d’acqua. Vorrei restare qui per sempre, su questa roccia a guardare l’uccello con la coda di
pesce, ma è pomeriggio. Infilo gli scarponi e riparto. Un passo. Il rifugio di Orisson non ha posto, devo
continuare fino a Roncisvalle. 27 km di camminata in salita ed un unico obiettivo. Non arrivare a Santiago.
E’ passato un mese siamo in Ottobre, sto per arrivare. Gli ultimi km li ho percorsi con Karyn, australiana,
bionda, occhi azzurri. Ho trascorso un mese a camminare, dormire in ostelli con gente sempre diversa e ho
indossato sempre gli stessi vestiti. Sono diventata vegetariana. La sera prima di arrivare a Santiago ci siamo
fermate non so dove e sorseggiando vino, abbiamo stilato una lista. Entrambe avevamo bisogno di
prendere delle decisioni. Siamo arrivate alla conclusione che per riprendere a vivere avevamo bisogno
solamente di rispondere con sincerità ad un’unica domanda. Cosa faresti se non avessi paura? Un figlio

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